lunedì 1 ottobre 2012

Salone Nautico di Genova 2012: 1400 barche, 900 espositori e molta crisi


Il Salone di Genova e la crisi della nautica «Per il rilancio regole comuni in Europa» 
Il settore perde addetti.
Gli operatori al Comitato economico europeo: «Norme e tasse uguali nei Paesi Ue» 

GENOVA - Il Salone al tempo della crisi cerca di reagire. Fino al 14 ottobre alla Fiera di Genova i visitatori hanno a disposizione gli appuntamenti e il panorama nautico di uno degli eventi più importanti per aziende e appassionati di tutto il mondo. Gli espositori presenti sono 900, cifra che supera le previsioni a conferma della grande volontà di rilancio delle imprese della nautica. Le barche esposte sono oltre 1.400 su una superficie complessiva di 200 mila metri quadrati. L'apertura è stata nel segno della festa ma anche della protesta, con l'arrivo della Vespucci e del Maltese Falcon, gioielli della marineria e della cantieristica italiana di ieri e di oggi, ma anche con gli imprenditori e i lavoratori della nautica che manifestavamo il profondo disagio del settore con cartelli e striscioni. 

LE CIFRE DELLA CRISI - La situazione è in effetti ben diversa da quella di qualche anno fa. Il Salone Nautico Internazionale di Genova, con iniziative e sforzi organizzativi, ha fatto il massimo per crescere e migliorare nonostante tutto. Ma la crisi economica ha provocato in Europa, dal 2008 ad oggi, una perdita di oltre 46 mila posti di lavoro nel settore della nautica e una contrazione del fatturato totale di circa 3,4 miliardi di euro. Il dato è emerso proprio al Salone nel corso dell'audizione pubblica tenuta dal Comitato Economico e Sociale Europeo (Cese), un organo consultivo dell'Unione Europea. Ad organizzare l'evento è stata Ucina, la Confindustria della nautica in collaborazione con l'Ebi (l'associazione degli imprenditori della nautica a livello europeo). «È la prima volta che il Cese si occupa di industria nautica e tenere l'audizione pubblica al Salone ci è parsa una grande opportunità - spiega il consigliere del Cese Patrizio Pesci -. Lo scopo è di raccogliere indicazioni da tutte le componenti della filiera nautica per poi elaborare un parere di indirizzo da inviare alle istituzioni europee e agli Stati membri». Obiettivo finale: fornire all'Ue gli strumenti giusti per difendere l'industria nautica, un comparto costituito da 37.000 imprese (97% piccole e medie) che dà lavoro a 234 mila addetti diretti con un fatturato nel 2011 è stato di 20 miliardi di euro. 

UE E ITALIA - Per gli operatori italiani ci sono anche problemi aggiuntivi per le norme locali che diminuiscono la competitività delle strutture italiane e quindi incidono negativamente sul mercato nautico. «Caso unico in Europa, in Italia l'applicazione dell'Iva alla portualità turistica non è equiparata alle altre strutture ricettive» ha detto il presidente di Ucina, la Confindustria Nautica, Anton Francesco Albertoni. «L'affitto, il noleggio, i posti barca sono soggetti in Italia ad un'Iva del 21%, mentre per gli alberghi e i campeggi è solo dell'11%. Se poi si considera che in Francia è pari al 9%, si fa presto a capire quale sia il gap di competitività». Stesso discorso vale per i charter nautici, in Italia soggetti a Iva (in Francia no). Per questo secondo Ucina l'armonizzazione fiscale è una delle questioni chiave che dovrà essere contenuta nel «parere di iniziativa» che il Cese invierà alle istituzioni europee. La Commissione Europea emanerà nel 2013 la sua strategia per il turismo costiero e marino. Tra i problemi da affrontare, le differenze regolamentari fra i Paesi membri in materia di patenti, immatricolazioni, requisiti di sicurezza; quindi quello dell'accesso ai mercati extraeuropei e la necessità di combattere a livello europeo le misure protezionistiche e i diritti doganali «esorbitanti» imposti da alcuni Paesi, per esempio il Brasile. 

EXPORT - Il settore, in Italia, tiene grazie all'export «a fronte di un mercato nazionale crollato di oltre l’80%. Non è dunque la crisi economica che fa chiudere le nostre aziende, ma sono le storture tipiche del nostro Paese. Per questo Salone abbiamo quindi lavorato su tre direzioni principali: internazionalizzazione, in linea con la grande vocazione all’export del nostro comparto, integrazione con il made in Italy, alla ricerca di sempre più strette alleanze, e coinvolgimento di nuovi diportisti, che rappresenta uno dei primi scopi della nostra azione» 

dal Corriere della Sera

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